L’artista. È una parola così semplice che faccio realmente fatica a dargli una collocazione semplice. L’artista ai tempi nostri è colui che fa parte di un settore artistico che ricrea arte (un ballerino che ricrea delle performance, magari non sue. Un orchestra che esegue i brani di Mozart. I musicisti che fanno cover).
Oppure sei artista quando crei tu. Mah...
Nella nostra era tra vedere e non vedere (e guadagnare qualcosa in più e per far mangiare anche l’anima) è meglio avere entrambe le forme forse.
In qualche modo si deve vomitare qualcosa di noi senza per forza ferire qualcuno o noi stessi.
Si potrebbe definire l’arte del vomitare. Credo di averla imparata.
Che è quel momento dove prendi contatto nuovamente con il tuo silenzio e che un po’ non te ne accorgi ...e piano piano inizi a vedere oltre quello che i tuoi occhi vedono. Ricordo quando è successo. Ero a Seattle nel 2013, era passato quasi il primo mese e avevo finito i miei lavori come vocal coach, ma avevo deciso di restare altri due mesi lì, con un inglese impossibile da usare per lunghe conversazioni e molto tempo libero da passare in città. È stato un po’ come passare dallo stato di vegetale a qualche altro stato più cosciente. E quindi dopo un po’ che sei seduto sul pontile del porto di Seattle (“sitting on the dock of the bay 🎶...) magari arriva la domanda: ma dove cazzo ero prima? E perché ?
Intanto il mondo gira, il tempo passa, la vita scorre. Ci si tocca, ci sbattiamo addosso per sanguinare, ci stringiamo forte per farci male, poi dopo nemmeno ci sfioriamo più, non ci vediamo più, o riconosciamo più.
Cosa c’entra l’artista? (Lo so, sono disordinato).
È bello scrivere, ogni tanto io lo faccio. Scrivo storie, storie vere, le mie, anche canzoni, che ho vomitato effettivamente. Però è bello quando il destino ti insegue, o quando il caso vuole dirti che giusto il caso non esiste.
Una canzone distrattamente passava alla radio qualche anno fa, io nemmeno la ricordavo, una canzone che ha segnato i ricordi di un momento non proprio felice, quella canzone mi è stata “assegnata” sempre per caso, un po’ come testimone di quel momento. Il caso ha voluto ricordarmi che quando decidiamo di vivere di arte, il più delle volte dobbiamo rappresentare o essere i testimoni di storie che magari sono anche le nostre, che forse non ci hanno ancora lasciato o forse non lo faranno mai, ma va bene anche così. Oppure ci stanno lasciando in quel momento, il momento di quando capisci che hai finito di vomitare.
https://www.youtube.com/watch?v=3Li9B6dyu8g&t=20s
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