Odio il canto!
Si, è la verità!
Mi mette in continuazione alla prova e mi fa venire l’ansia.
Mi viene l’ansia prima di salire sul palco.
Cantare mi porta davanti alla gente e la gente si aspetta qualcosa da me.
Ho gli occhi addosso. Orecchie attente a vedere cosa sarò in grado di fare.
Ho gli occhi addosso. Orecchie attente a vedere cosa sarò in grado di fare.
Ma voi che mi conoscete, pensate che cantare per me sia una cosa semplice? No ragazzi. Riesco a godere del momento solo una volta che apro bocca ed emetto le prime parole cantate.
Non riesco a fare altro se non cantare nella mia vita, ma allo stesso tempo, se ci penso a freddo, so che odio cantare.
Quelle due cose che ho conquistato nella mia vita, essere un cantante e un insegnante di canto di professione, mi sono costate tanto.
Quando nel 2001 mi trasferii a Milano e mi iscrissi in una scuola di musica per studiare canto, la scelta della vita, non fu una cosa facile. Lavorare, studiare, provare, cantare, pagare, rischiare… non mangiare, non avere soldi, non avere ore di sonno, essere lontano… già da lì dovevo capirlo che avrei odiato il canto.
Nel mio primo semestre non raggiunsi nemmeno la sufficienza!
Quindi, ricapitolando: non avevo soldi per mangiare a tal punto che alcuni giorni della settimana mangiavo solo una mela! Le mie ore di sonno utili erano 4, perché vivendo fuori Milano dove gli affitti erano più bassi, ero costretto a svegliarmi abbastanza presto poiché la mia stanza era ben lontana dalla città.
Ovviamente tra alimentazione drastica e sonno ridotto all’osso vuoi che il reflusso non mi facesse visita? Avevo la sensazione di avere una bolla d’aria tra le corde vocali, avevo la voce stanca, a pezzi, e la mia resistenza vocale si accorciò velocemente assieme all’estensione, così anche la gestione delle voce. In classe di canto ero quello con il rendimento più basso nei primi 6 mesi. Il voto era 5, andavo meglio in teoria e nelle altre materie... "Pazzesco!" mi dicevo. Frustrazione... In quel periodo capii cosa fosse la frustrazione! Nel mentre lo stress prese il sopravvento e ci volle un po' per riprendermi e fare ordine. Ero troppo giovane per concentrare la mia attenzione sull’odio verso il canto.
Ovviamente tra alimentazione drastica e sonno ridotto all’osso vuoi che il reflusso non mi facesse visita? Avevo la sensazione di avere una bolla d’aria tra le corde vocali, avevo la voce stanca, a pezzi, e la mia resistenza vocale si accorciò velocemente assieme all’estensione, così anche la gestione delle voce. In classe di canto ero quello con il rendimento più basso nei primi 6 mesi. Il voto era 5, andavo meglio in teoria e nelle altre materie... "Pazzesco!" mi dicevo. Frustrazione... In quel periodo capii cosa fosse la frustrazione! Nel mentre lo stress prese il sopravvento e ci volle un po' per riprendermi e fare ordine. Ero troppo giovane per concentrare la mia attenzione sull’odio verso il canto.
Le cose poi migliorarono, feci ordine. Mi diplomai con buoni voti. Successivamente presi altre qualifiche, perfezionai il mio ramo, ripresi le mie note e ne aggiunsi altre in basso e in alto e la resistenza vocale divenne uno dei miei punti di forza.
Tutto questo non è bastato per farmi amare il canto. L’ho odiato inconsapevolmente anche quando, ormai solido della mia professione, ogni tanto qualcuno si preoccupava di criticare la persona che ero nel mio ruolo di docente di canto pur non conoscendomi. Ho passato un’estate nel 2010 a scoprire che anche alcune persone che conoscevo criticavano la mia persona abbinata al mio lavoro, stupefacente poi incontrarle e leggere la falsità nei loro sorrisi, parole e complimenti.
Il canto mi portava tutto questo? Penso di essere una brava persona, perché succedeva tutto questo allora?
Per mesi ho smesso di fidarmi delle persone, degli amici, della musica e di me stesso. Ma sono una persona fortunata, un caro amico, dopo che mi sfogai con lui: "stai sbagliando direzione, se continui così smetterai di provare emozioni!" disse.
Fu come un chiodo nel cuore, in un petto completamente aperto. Mi aiutò. Le critiche diminuirono, forse aumentarono oppure smisi di sentirle. Mi guardai attorno e le persone che si affidavano e che avevano fiducia in me facevano più rumore delle altre. Così continuai a crescere e a studiare… e a espormi. Cosa che dà sempre fastidio, in qualsiasi ambito, non parlo nello specifico di me.
Io mi espongo e tu mi odi!
Io lavoro e tu mi odi!
Io piaccio e tu mi odi!
Io riesco e tu mi odi! A prescindere.
È il 15 gennaio 2016, ho un concerto con la mia cover band, gli Evergreen. Un misto di extracomunitari, a parte uno. Un mese che non suoniamo e non ci vediamo, repertorio tostissimo per me.. e siccome avevo l’adrenalina a mille qualche giorno prima, ho fatto io la scaletta: una scaletta di fuoco!
Sono preoccupato perché vorrei reggere bene tutto il repertorio, far divertire il pubblico e sbagliare il meno possibile!
Prima di iniziare seguo il mio rito: vago per il locale non fermandomi da nessuno in particolare per evitare di parlare con qualcuno, che tanto mi chiederà: come stai? ma cos’hai? sei arrabbiato? No, risponderei, ma tra un po' devo iniziare!
E quindi sembra strano che io sia così, poco prima di fare una cosa che secondo gli altri gestisco facilmente. Quindi non parlo con nessuno, mi riscaldo la voce, sciolgo i nervi e provo a respirare un po' con controllo.
Non ci riesco!
Ho l’ansia!
Odio il canto!
Perché mi fai questo?
Mi innervosisco quando ultimamente i colleghi, chi più e chi meno “collega”, comunque cantanti mi dicono: “ti ho visto nel pubblico mentre cantavo, chissà quante stecche avrai sentito, scusami! Accetto tutte le critiche”. So che è una dichiarazione di stima e non di guerra, ma rispondo sempre con la verità: scusami tu, ma io mi son goduto il concerto e non ero attento alle stecche. E vorrei anche dire: io amo ascoltare, non giudicare.
Devo sistemare questo mio atteggiamento, lo so che può sembrare antipatico. Vorrei essere considerato più come un cantante, per potersi confrontare e non come un docente che arriva e mette ansia, in questi casi.
I miei allievi mi stimano tanto, alcuni tantissimo (qualcuno pensa sia immortale).
No ciccio, "mi cago anche io la mutanda!". Sono un timido, meno sul palco, ma prima di iniziare è tutta un’altra storia. A volte diventa difficile anche prendere in considerazione altri progetti che temo mi mettano a disagio e mi facciano stare male. Ma tutto questo forse è perché provo ancora emozioni, perché sono un insicuro, perché sono stato salvato da una frase che mi ha riportato in superficie in quel 2010, dove senza forze mi lasciavo trascinare nel profondo, in fondo a un oceano schiacciato dai piedi di “nessuno” e senza lottare. O senza osservare.
Rientrare poi in superficie è stato come riprendere a respirare dopo 10 minuti di apnea.
Ho paura e questo mi fa odiare il canto! Il problema è che non posso farne a meno.
Come quando ti piace una tipa da morire, ci vai d’accordo, ma questa non si fa prendere completamente, è lì… si fa vedere, si avvicina così tanto che potresti morire in quel momento e poi? E poi non sai come andrà a finire.
Magari la sposi.
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