sabato 15 luglio 2017

Nassio

Quando ricevetti la notizia da Sonia (mia allieva e amica di Nassio) che Nassio non c'era più, non ci credetti.
Me lo dovetti far ripetere più volte.
Era un allievo di canto, viveva a Orroli, e le lezioni con lui erano belle. Passavano veloci e ricche di tante cose. Si rideva, era molto simpatico, rispondeva sempre con qualche slang sardo messo al momento giusto e che io puntualmente non capivo quasi mai, ma mi facevano ridere lo stesso. 
Quando venne da me disse che si sentiva indietro rispetto agli altri della band e che quindi voleva mettersi sotto. Aveva un range vocale molto esteso, ma con qualche problema sul tempo, e quando mi portava i brani dove aveva queste difficoltà cercavamo il modo più veloce e intuitivo per contare. Studiò tutto un anno accademico, migliorò il controllo vocale, era più sicuro.
Mi rimarrà sempre impresso il primo giorno che venne a lezione:
parlando del più e del meno scoprì che fu tra gli organizzatori della festa dove suonammo in piazza l'estate appena passata con la mia cover band, gli Evergreen.
Non ricordo se a Nurri o ad Orroli, ma lui ci voleva alla festa. Gli era piaciuta la mia performance disse. Rimasi un pò di stucco. Perché io quella serata me la ricordo come se fosse ieri. Aprivamo noi Evergreen, poi Alexia (Miss Simpatia) e poi nuovamente noi.
Me la ricordo bene perché quella sera io ero al culmine della mia influenza, con febbre, raffreddore, drastico abbassamento vocale (sotto le scarpe) e freddo!
La peggiore serata della mia vita. Non avevo il mio registro alto... in un repertorio che usa quasi sempre quello, steccai la maggior parte dei brani. 
E Nassio: ti ho scelto dopo averti sentito in piazza quella sera. 
Bè Nassio, non so come ringraziarti. Può sembrare una stronzatina, ma per me fu e continua a essere molto importante.
Dopo l'incidente c'è stato molto movimento per lui, non riuscii ad andare al funerale, ma vidi delle cose bellissime fatte per lui e la sua famiglia. Gli stessi amici mi scrissero in tempi diversi, di quanto lui mi stimasse e di quanto credesse in me. 
Nassio ti dava subito l'impressione di essere una persona semplice, una bellissima persona semplice, di quelle che non vogliono mai disturbare. Un buono. Un buono vero.
Quando vidi tutto quel movimento per lui mi domandai: una persona così semplice può diventare così importante per gli altri? La risposta era davanti ai miei occhi, e lo era stata per un anno intero o poco più nella mia aula.
Verso aprile decisi di andare a Orroli. Erano passati diversi mesi, volevo e dovevo andare dove lui aveva vissuto. Non so perché, forse volevo salutarlo. Seguo un centinaio di allievi all'anno, ma poi è come avere dei figli, degli amici. Ognuno mi lascia qualcosa e Nassio chiamava forte. 
Vidi per caso un offerta di un B&B di Orroli, mi venne in mente Nassio e bloccai la stanza. Arrivai nel pomeriggio ma in realtà non sapevo dove andare una volta lasciati i bagagli. Quindi camminai a piedi per le stradine fino alla chiesa. 
Camminavo lento, cercavo di respirare quell'aria familiare, cercavo Nassio. 
Ed eccoti lì, non c'era voluto molto, una targhetta su un muro, il tuo volto, la tua musica e i tuoi amici. Appoggio la mano sulla targhetta, un pensiero per lui, un pò di commozione e rabbia. Mi rilasso e mi sposto.
Il giorno della mia partenza, presi coraggio e accennai al proprietario del Bed che ero passato per salutare una... non riuscì a finire che il ragazzo mi chiese se fossi l'insegnante di Nassio. Gli avevano detto che ero in paese e mi dice una cosa bellissima: questo posto l'ha costruito anche lui. Sopratutto la tua camera, è stata l'ultima. Ha sistemato la porta, i cavi elettrici. Il bed era spettacolare, riprendeva tutto lo stile antico.
Sono rimasto in silenzio, perché meglio di così non poteva andare. 
Avere la sensazione di stupore e di densità, ma sopratutto di presenza.
L'aria era piena e leggera allo stesso tempo.
Hanno scritto un libro per Nassio e c'è una frase che si ripete spesso e che rappresenta la bellezza della sua semplicità: una vita normale vissuta in maniera straordinaria. Non c'è espressione migliore per descriverlo.
Una delle canzoni più importanti del mio repertorio è The Show Must Go On, era una canzone che misi come obiettivo a Nassio durante gli studi con me. Volevo che fosse fiero di se, e che i suoi amici lo fossero di lui. Quella canzone prima la dedicavo a me stesso e a chi ne avesse voluto godere, ora però non posso che portarla per lui. Ogni serata all'aperto rivolgo uno sguardo al cielo, alla luna e spero mi senta, e questa volta senza stecche.

Ringrazio tutti gli amici di Nassio che mi hanno scritto per ricordarmi il peso che avevo avuto nella sua vita.

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