Mi piace molto stare in nave, sarà che mi piace guardare come vive il mare.
Mi ricordo che da piccolo piccolo quando vivevo ancora a Castiadas, in casa avevamo un’enciclopedia della vita nel mondo degli oceani, credo di mio padre, amante del mare e della pesca. Non so quante volte io abbia aperto da solo quei tomi veramente pesanti per un bambino di 5 anni, pagine grosse senza pensare al risparmio, erano senza dubbio degli anni 70.
Quando sfogliavo quei pezzi di carta spessa, si apriva anche il profumo di quei vecchi grossi fogli. Il colore che persisteva in tutte le pagine era il blue profondo. Erano libri grandi e per lo più con foto a colori di pesci negli oceani. I suoi protagonisti erano un mondo bellissimo di colori e forme diverse, mentre quel blue era per me una droga, era intenso e non l’ho mai dimenticato. Mi piace andare in spiaggia a guardarlo tutt’ora, sentirne la voce, osservarlo nel suo movimento. Amo quel colore così intenso, amo la sua schiuma, amo la sua notte, amo vederlo accarezzare la terra con delicatezza, amo vederlo sbattersi quasi inutilmente sugli scogli.
Guardare verso il suo orizzonte non ti fa pensare all’infinito? Non ti pone le domande della vita che non avranno risposte? E non ti fa paura? È Una paura che affascina, che ti porta giù nel suo sordo e profondo blue. Quel blue che ti apre ogni malinconia, ogni nostalgia, quella delle lacrime che sanno a volte di disorientamento totale nei confronti della vita, a volte di abbandono e commozione.
Il mare mi apre lo sterno con feroce dolcezza.
Così, quando prendo la nave per attraversarlo, mi metto a poppa per respirare iodio, sentire il tipico profumo dell’umidità, già presente nelle città di mare e nella mia Sardegna, ad osservare quel mondo misterioso che si confonde col mio. Mi faccio divampare dalla paura, cerco il mio silenzio interno, mi sembra quasi di meditare e mi rilasso. Credo sia uno di quei momenti dove sento il mio respiro da dentro senza doverci pensare. La paura penso.
Negli ultimi anni ho scelto di passare le mie vacanze prendendo la nave e la moto, da solo; suona un po’ vintage, ma nave e moto sono un mondo bellissimo, l’idea di caricare la mia Triumph come un asino è romantico e vederla con i borsoni mi rende felice. Mi è capitato di condividere questi viaggi con le persone, alcune volte facendo una parte del viaggio con me, altre volte incontrandole nel mio cammino. I momenti che ho condiviso con loro sono quelli che porterò dentro per sempre e quando incontrerò nuovamente i loro occhi, non potrò che rivivere quella sensazione di vita che mi hanno regalato. Forse sembra sdolcinato, ma mi pento di non averlo fatto prima.
Il fatto di partire con un biglietto ponte o cabina non cambia e ogni volta che parto spero che il mare sia un po’ agitato, in modo da poterlo sentire, svegliarmi in mezzo alla notte, sentire i rumori della nave, sentirne il dondolio.
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