lunedì 17 agosto 2020

Questione di prospettiva

 La mia prospettiva nei confronti dell’innamoramento è cambiata relativamente da poco. Prima mi innamoravo, volevo farlo. Quindi subentrava una certa percentualità, alta, di irresponsabilità. Una sorta di kamikaze giapponese della seconda guerra mondiale: in picchiata! 

Un po’ come dire che se mi piaci, ci dobbiamo innamorare, quindi chiudo un occhio lì e mollo un po’ le sensazioni negative. 

Cercavo di non riflettere sul fatto che venivo attratto sempre da una tipologia di donna con dei lineamenti caratteriali non proprio fluidi ai miei. Quindi cosa succedeva? si cadeva, si cadeva male.

Mi attaccavo a una mia logica, per cercare di mettere una pezza in una bacinella che in realtà nascondeva ben altri buchi che prima o poi si sarebbero aperti, magari tutti insieme (probabilmente perché i buchi ad un certo punto erano tutti miei).

È un volersi male, un non lasciarsi andare, trattenere l’idea di fallire. 

In amore non c’è fallimento, si cresce e si lascia andare. La “convivenza” è un accettarsi, là dove si può, ma non per forza, dove l’armonia e la complicità fanno da madre terra, da casa, da equilibrio. Quando si litiga, sai che è un litigio, che ti incazzi e che domani o dopo hai già fatto pace, a volte basta una boccata d’aria e una stretta di mignolo. Si sa, sono dinamiche che hanno bisogno del loro tempo per essere capite.

Spesso il problema di quando chiudi una storia è che  senti che stai solo. Vero? Magari accade solo da una parte dei due ... non hai più quelle chiamate, quelle domande, quelle attenzioni e confronti. Non ci si dovrebbe sentire così abbandonati, perché noi ci dovremmo bastare... così si dice.

Bè anche quello è “amore”, ci si lega in una routine di “confort” sana, che ti culla, ti da una sicurezza, ti supporta e che di botto o lentamente si allenta. E lo senti, come due mani che mollano piano la presa, magari uno dei due si volta di spalle e tu lo senti. E dopo un po’ molli anche tu, distratto, con le braccia ancora un po’ tese per poi ritirarle del tutto.


Però...dopotutto...l’importante è avere ancora un orizzonte da guardare e da camminare.

1 commento:

  1. La tua "questione di prospettiva" è un inno alla riflessione...

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