domenica 28 luglio 2013

11/07/13. Easy

Sono le 22.30 quando decido di passeggiare per la prima volta per i fatti miei in città. Dalla finestra della mia camera noto che c'è un po' di vento e oggi èstata una giornata fresca, mi chiudo la mia felpa con cerniera e cappuccio e mi metto il giubbotto di pelle con il simbolo della Diesel cucito nel retro e in bella mostra ( non è originale, l'ho preso in Tunisia a 70 euro! Mai spesi dei soldi così bene ). Fuori ovviamente tutti con T-Shirt, impassibili alla temperatura fredda.
E' una di quelle notti dove ti senti romantico, quando hai quasi un magone dentro. Io sono un tipo riflessivo, mi piace la solitudine, ci sguazzo, mi piace pensare, fantasticare, ricordare, piangere e ridere da solo.
E così tra un passo e l'altro verso una meta senza meta, anche la mente ha viaggiato senza destinazione, partendo prima dalla testa: ragionare su come vivo adesso, su cosa nella mia vita ho conquistato e su quanto ho perduto. E nel pensare alle nuove conquiste... arrivo! Mi accorgo che sono arrivato all'oceano e lì mi spengo. C'è silenzio, una barca turistica con tante luci passa veloce, si vedono tante anime dentro dove ognuna vive la propria vita, fatta di obiettivi, amore e forse ancora uno o più sogni. Penso che voglio camminare ancora e riprendo con i miei soliti passi veloci verso l'hotel passando nel cuore della città, lasciando la costa.
Appena mi sposto dall'oceano, trovo un gruppo di persone, credo quasi tutti homeless tra indio e afro, che parlano a voce alta in allegria. L'ultimo arrivato, un uomo di colore, abbastanza magro, con un paio di pantaloni e delle bretelle,ma senza maglietta ( fratello mi chiedo veramente come cacchio fai ) mi chiede con un bel sorriso se voglio un po' di marijuana (da quest'anno l'erba è legale a Seattle), "No thanks" e restituisco il sorriso. Mi è rimasto impresso il gesto e ho continuato ad andare. I miei pensieri da quel momento sono cambiati. Ho iniziato a pensare con il cuore: a quanto sono stato fortunato. La mia fortuna più grande è avere tre amici, quelli veri, che sono sempre quelli, non possono aumentare,non possono diminuire. Saranno sempre loro, sempre più distanti e sempre più vicini. Ho una ragazza, che ha un cuore grande e tanta pazienza. Ho degli studenti che sembrano dei figli! Ho una scuola e ho la mia voce che rappresentano al meglio quello che sono. E mentre ancora miliardi di pensieri mi attraversano il cuore, mentre i miei miliardi di pensieri passano attraverso i nottambuli di Belltown, un uomo di colore sulla 50ina vestito alla bene meglio, in piedi all'angolo prima del mio hotel, mi vede, lo guardo, mi dice “Hey kid!” E allunga il braccio sinistro con il pugno chiuso, rispondo con la mia mano chiusa sbattendo le mie nocche con le sue e aggiungo “Hi!” e poi chiude con “Have a nice night!”.
Ho smesso di pensare! I miei mille e articolati pensieri ormai gli uni sugli altri cadono! La mia mente è crollata come la vetrina di un centro commerciale che di colpo cade in frantumi quasi dal nulla!
E la prima cosa che ho pensato appena ho rimesso in moto il cervello dopo tutti quei cazzo di pensieri battuti e ribattuti e dopo quell'augurio di buonanotte da un perfetto sconosciuto è stata:
Quanto è semplice la vita.
Quanto è semplice viversi.

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