sabato 28 gennaio 2023

Piangere e cantare


Per me è una cosa impossibile, o piango o canto. Ma come si arriva a piangere mentre si canta?

Alcune volte qualche allieva mi aveva confidato che le capitava di dover sentire la necessità di piangere mentre cantava, a una in particolare capitava spesso. 

Cantare, stiamo parlando di un modo di esprimersi che tocca l’anima, da non sminuire. Si cantano parole, che si dilatano in melodie e sono molte volte accompagnate da note che creano una sacca di emozioni lacrimose. 

Se devo dire la verità ammiro quelle persone che riescono a piangere senza farsi venire il magone che blocca la voce, non è il mio caso.

A me è successo in maniera plateale una volta nel 2005, in maniera più drammatica nel 2023… e sempre “per la stessa persona”. Questa cosa è incredibile se ci penso, sinceramente non so se rivolgere queste parole in seconda o terza persona. Quindi farò un pò e un pò, a sentimento. 

Essendo sempre abbastanza professionale, piangere e smettere di cantare non è sicuramente tra le mie abitudini, meglio non piangere mi dico. 

Nel 2005 ruppi una non troppo lunga relazione con una persona che ha rappresentato per me la prima volta per diverse cose, ruppe lei. Era più grande di me di un anno, laureanda in psicologia, io insegnavo un poco canto e cantavo in giro. 

Quel giorno era ancora inverno, ma il sole scaldava la mia auto, una Ford Festa Techno, dal colore orribile: viola melanzana.

Mi dicesti che non eri fatta per le relazioni, ti stancavi, eri fatta così e volevi rompere. Ci soffrii, era quel periodo dove il dolore te lo trascini dentro in mezzo alle riflessioni cercando un motivo o una responsabilità, ma non sai nemmeno bene perché ci si attacca a questa dipendenza “affettiva”, ero troppo acerbo, semplicemente non c’era più interesse e non riuscivo ad accettarlo. Nel weekend durante un mio live in acustico in un pub di Pula, il Madrigal, Gino, il chitarrista che suonava con me, iniziò l’arpeggio di 3 minuti dei Negramaro. Ho iniziato a cantare penso una strofa, e nel ritornello sono scoppiato a piangere, la sala che prima era un chiacchiericcio non troppo rumoroso si è zittita, ho dovuto attraversare tutta la sala per nascondermi in bagno, ho buttato giù le ultime lacrime, mi sono lavato la faccia e mi sono rimesso al mio posto, ho saltato quel brano e sono andato avanti. Non mi era mai successo prima. 

Andando avanti con gli anni altre volte sono stato lì lì per cedere: quando ho scritto Overjoyed per Riccardo, alla presentazione del disco dei De’Stop, mentre Vincenzo raccontava la canzone per lui.

Quando ogni volta che devo fare The Show Must Go On, dedico la mia voce a Nassio, che se n’è andato silenziosamente, lasciando molto rumore tra le persone che lo conoscevano. 

Quando a vedermi venne a sorpresa Alessandra.

Quando all’ultima serata dedicata ad Alessio, mi sono voltato e lui era lì che suonava la batteria e poco ci mancava che mi si spezzasse la voce.

E poi tu di nuovo, il giorno del tuo “ultimo saluto” è stato un limbo. Due anni prima mi avevi chiesto di cantarti Hallelujah il giorno del tuo funerale, volevi farmelo promettere, ti avevo risposto in tutta sincerità che non ci sarei mai riuscito e non l’avrei mai fatto. Ci manca solo che piango mentre canto davanti ad un giorno così triste, a persone tristi per te e chissà poi quante altre mi avrebbero seguito, ti dissi. Non ne saresti rimasta felice. Ma te l’ho cantata ogni volta che ho potuto da quel giorno, per farmi perdonare, per farti felice anche se non so come.

Il 7 gennaio avevo il tuo saluto e un live la sera… 

andava tutto bene, ma poi ho iniziato a cantare Destinazione Paradiso. Quelle parole raccontano qualcosa che mi hanno riportato a lei, che non c’era più e a tutte le prime volte. Ho pensato che la prima volta che ho fatto l’amore è stata con lei, il primo bicchiere di Korem, il primo culurgiones fritto. Quando ci siamo separati la prima volta, scrissi una canzone, si intitolava come il tuo libro preferito. La cosa stupefacente fu che scrissi la musica e il testo, la feci tutta io, per la prima volta, ed è tra le mie canzoni più ascoltate. Hai scoperto che avevo fatto questo brano solo 17 anni dopo quando ci siamo rivisti per un caffè. Sentendola mi avevi detto che ti dispiaceva avermi fatto soffrire, ma ti risposi che in realtà avevi dato luce a una cosa straordinaria, avevi tirato fuori in me un potenziale espressivo, artistico, hai fatto di me un’artista.

Tutte queste prime volte mi hanno bloccato, mi sono dovuto fermare a metà canzone, trattenere il magone, non capire più dove fossi, mettere in difficoltà i musicisti, riprendere a cantare, a non riuscirci, a spingere la voce affinché non si bloccasse, ad arrabbiarmi con me stesso, inutilmente. Se devo piangere, devo farlo.

Alla fine ci sei riuscita, mi hai fatto piangere di nuovo mentre cantavo. Solo per te, solo con te. Mi sono decisamente imbarazzato in quel momento, al di là del fatto che l’ho cantata malissimo e le persone non hanno capito perché fossi in difficoltà...ti dedico il mio blocco, le mie lacrime, i miei ricordi, Hallelujah e Destinazione Paradiso. Ti dedico parte di quello che sono. 

Cantare è un’espressione importante per comunicare, sopratutto per chi non ne ha molte altre. Sentitevi liberi e nudi almeno così.




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