lunedì 12 febbraio 2024

Notte

 


Vivere, impregnare il tempo e dipingerlo di realtà miste. 

Le dita che toccano la tela,

mi illudono di sfondi per ritrovarmi in mete che non sono mai state corrisposte. 

Ti ho incontrata per strada, camminato insieme e ti ho persa, Mi chiedo se ti ho mai sfiorata, se in quella strada ci sei mai stata.

La bugia ha il sapore dell'egoismo. Di chi però? Di quale realtà?

Pensavo di esserci sempre stato, credevo di aver sempre scalato. 

Qualsiasi cosa ora si annienta, le vette crollano, quello costruito diventa notte. 

Non buio. 

Notte.

Continua così la speranza di vedere un bagliore da raggiungere, un sollievo, in una notte non definita,

o nel sorgere del giorno.

sabato 28 gennaio 2023

Piangere e cantare


Per me è una cosa impossibile, o piango o canto. Ma come si arriva a piangere mentre si canta?

Alcune volte qualche allieva mi aveva confidato che le capitava di dover sentire la necessità di piangere mentre cantava, a una in particolare capitava spesso. 

Cantare, stiamo parlando di un modo di esprimersi che tocca l’anima, da non sminuire. Si cantano parole, che si dilatano in melodie e sono molte volte accompagnate da note che creano una sacca di emozioni lacrimose. 

Se devo dire la verità ammiro quelle persone che riescono a piangere senza farsi venire il magone che blocca la voce, non è il mio caso.

A me è successo in maniera plateale una volta nel 2005, in maniera più drammatica nel 2023… e sempre “per la stessa persona”. Questa cosa è incredibile se ci penso, sinceramente non so se rivolgere queste parole in seconda o terza persona. Quindi farò un pò e un pò, a sentimento. 

Essendo sempre abbastanza professionale, piangere e smettere di cantare non è sicuramente tra le mie abitudini, meglio non piangere mi dico. 

Nel 2005 ruppi una non troppo lunga relazione con una persona che ha rappresentato per me la prima volta per diverse cose, ruppe lei. Era più grande di me di un anno, laureanda in psicologia, io insegnavo un poco canto e cantavo in giro. 

Quel giorno era ancora inverno, ma il sole scaldava la mia auto, una Ford Festa Techno, dal colore orribile: viola melanzana.

Mi dicesti che non eri fatta per le relazioni, ti stancavi, eri fatta così e volevi rompere. Ci soffrii, era quel periodo dove il dolore te lo trascini dentro in mezzo alle riflessioni cercando un motivo o una responsabilità, ma non sai nemmeno bene perché ci si attacca a questa dipendenza “affettiva”, ero troppo acerbo, semplicemente non c’era più interesse e non riuscivo ad accettarlo. Nel weekend durante un mio live in acustico in un pub di Pula, il Madrigal, Gino, il chitarrista che suonava con me, iniziò l’arpeggio di 3 minuti dei Negramaro. Ho iniziato a cantare penso una strofa, e nel ritornello sono scoppiato a piangere, la sala che prima era un chiacchiericcio non troppo rumoroso si è zittita, ho dovuto attraversare tutta la sala per nascondermi in bagno, ho buttato giù le ultime lacrime, mi sono lavato la faccia e mi sono rimesso al mio posto, ho saltato quel brano e sono andato avanti. Non mi era mai successo prima. 

Andando avanti con gli anni altre volte sono stato lì lì per cedere: quando ho scritto Overjoyed per Riccardo, alla presentazione del disco dei De’Stop, mentre Vincenzo raccontava la canzone per lui.

Quando ogni volta che devo fare The Show Must Go On, dedico la mia voce a Nassio, che se n’è andato silenziosamente, lasciando molto rumore tra le persone che lo conoscevano. 

Quando a vedermi venne a sorpresa Alessandra.

Quando all’ultima serata dedicata ad Alessio, mi sono voltato e lui era lì che suonava la batteria e poco ci mancava che mi si spezzasse la voce.

E poi tu di nuovo, il giorno del tuo “ultimo saluto” è stato un limbo. Due anni prima mi avevi chiesto di cantarti Hallelujah il giorno del tuo funerale, volevi farmelo promettere, ti avevo risposto in tutta sincerità che non ci sarei mai riuscito e non l’avrei mai fatto. Ci manca solo che piango mentre canto davanti ad un giorno così triste, a persone tristi per te e chissà poi quante altre mi avrebbero seguito, ti dissi. Non ne saresti rimasta felice. Ma te l’ho cantata ogni volta che ho potuto da quel giorno, per farmi perdonare, per farti felice anche se non so come.

Il 7 gennaio avevo il tuo saluto e un live la sera… 

andava tutto bene, ma poi ho iniziato a cantare Destinazione Paradiso. Quelle parole raccontano qualcosa che mi hanno riportato a lei, che non c’era più e a tutte le prime volte. Ho pensato che la prima volta che ho fatto l’amore è stata con lei, il primo bicchiere di Korem, il primo culurgiones fritto. Quando ci siamo separati la prima volta, scrissi una canzone, si intitolava come il tuo libro preferito. La cosa stupefacente fu che scrissi la musica e il testo, la feci tutta io, per la prima volta, ed è tra le mie canzoni più ascoltate. Hai scoperto che avevo fatto questo brano solo 17 anni dopo quando ci siamo rivisti per un caffè. Sentendola mi avevi detto che ti dispiaceva avermi fatto soffrire, ma ti risposi che in realtà avevi dato luce a una cosa straordinaria, avevi tirato fuori in me un potenziale espressivo, artistico, hai fatto di me un’artista.

Tutte queste prime volte mi hanno bloccato, mi sono dovuto fermare a metà canzone, trattenere il magone, non capire più dove fossi, mettere in difficoltà i musicisti, riprendere a cantare, a non riuscirci, a spingere la voce affinché non si bloccasse, ad arrabbiarmi con me stesso, inutilmente. Se devo piangere, devo farlo.

Alla fine ci sei riuscita, mi hai fatto piangere di nuovo mentre cantavo. Solo per te, solo con te. Mi sono decisamente imbarazzato in quel momento, al di là del fatto che l’ho cantata malissimo e le persone non hanno capito perché fossi in difficoltà...ti dedico il mio blocco, le mie lacrime, i miei ricordi, Hallelujah e Destinazione Paradiso. Ti dedico parte di quello che sono. 

Cantare è un’espressione importante per comunicare, sopratutto per chi non ne ha molte altre. Sentitevi liberi e nudi almeno così.




mercoledì 12 gennaio 2022

Aspettando l'alba


Questa l’ho scritta per me, l’ho scritta la mattina dopo, mentre aspettavo l’alba, mentre era appena passata la notte, una di quelle. 

E poi per quelle persone che come me si sono fatte rincorrere per un bel po’ dal passato, che hanno pensato alle scelte sbagliate e magari ci pensano ancora. 

Il passato c’è, ma non corre mica, deve restare indietro. 

Costruisco da adesso, quello che conta è ora.



A volte  mi capita di dover rinascere. Succede quando le cose che stavano ormai indietro si portano avanti. Sembra mettano tutto fuori posto. L’alba è il momento che rimette le cose che si sono spostate al loro posto. 

Qualche notte capita che le cose che stavano indietro facciano di tutto per portarsi avanti. Sembra che lo sappiano che mi sono già adoperato per fare ordine, ma la notte è lunga. È una battaglia sanguinosa, tutte le cose che stavano indietro si portano avanti: sbagli,  scelte, incontri evitabili, quelli mai vissuti,  verità mai dette,  rimpianti, sensi di colpa.

Nel caos, non fai caso che quella è semplicemente la vita di ciascuno. A volte pesa un po’ di più, altre meno e le cose che sono avanti sembrano contare poco: le vittorie, le soddisfazioni quello ho ricostruito. 

Sembra di stare sempre in mezzo alla guerra, sempre sul filo della sconfitta. 

Poi arriva l’alba, arriva sempre. 

Entrambe le frontiere si fermano e capiscono che giocano dalla stessa parte. L’alba arriva e ti fa capire che puoi fermarti.

Ti dice: Basta, sei qui, adesso.

venerdì 31 dicembre 2021

Le carezze perse



Sale il mare che non lo riconosci più,

sale il mare che con la quiete non ha a che fare,

ma è lui il tuo vestito più bello, 

te lo vorrei dire sempre,

delinea la tua pelle e segna i miei incubi.

Me lo ricordo ogni tuo respiro su quel tramonto

che ancora non tramonta.

Ti lasci cullare sul mio mare agitato,

mare mare ma che voglia di annegare.


Quante carezze abbiamo perso

per far affiorare troppa voce di noi,

ricordo gli specchi fatti a pezzi pur di non guardare, 

era meglio sanguinare. 

Vorrei imparare a spegnere la luce.

Vorrei restare al buio. 

Invece mi lasci a luce bassa,

che quasi divento cieco, 

ti vedo ma non ci sei.

Quasi divento cieco.

giovedì 16 dicembre 2021

Forzare le cose

 Quante volte abbiamo forzato una conversazione, un desiderio personale che coinvolgesse un’altra persona, come doverla rivedere, quante volte abbiamo insistito… specialmente noi maschietti. La maggior parte delle volte è stato fatto pensando magari anche con la testa dell’altra .... Tipo: “fidati, ci penso io a te”.       O quante volte abbiamo portato avanti relazioni che rimanevano online, su whatsapp, mai chiare, sempre in bilico. Ma non ti sei rotto i coglioni? È vero che queste storie a volte possono funzionare da balsamo, da crema corpo, una specie di coccola, il punto è che questa situazione in genere si sviluppa sempre da parte delle donne, sono sempre quelle più lente a ripartire dopo una relazione finita, e tu servi un pò da coccola a distanza, così non c’è pericolo di danno per loro e ti tengono lì in bilico, per il proprio comodo, aspettando semplicemente che tu ti rompa le palle, nel frattempo si saranno coccolate abbastanza con te e magari altri due senza aver promesso nulla. Secondo me fanno bene, chi glielo fa fare di rimettere in gioco subito coinvolgimenti intensi, sono stanche, vogliono distrarsi, e tu sei magari bravo, perchè la corteggi, la fai sentire desiderata e riprende un pò di colore. Sei come quei post motivatori su insta, una specie di sveglia la mattina che da il buongiorno, se hai una bella voce, il messaggio vocale le basterà pure per mezza giornata o più. Il punto è che fanno bene. L’altro punto è che noi vorremmo un contatto diverso da quello tipico virtuale, io ho bisogno di occhi, di vedere come muovi le mani quando sei con me, farti rubare dei sorrisi, farti ridere, io mi alimento di questo, di un contatto in 3D e 4D, di un profumo, ho bisogno di forzare un silenzio, altre volte di non farlo. Quando capisco l’andazzo lo dico sempre: Non amo i rapporti online, whatsapp, mi annoiano, non hanno senso per me dopo poco. Per gli uomini normali con la testa quando una persona è interessante ma vede che non è reciproco l’interesse sentimentale e sessuale, semplicemente si devia in una conoscenza di vita mondana, di bevute o karaoke altrimenti si interrompe lì.. Un altro punto è che magari alla donna non interessa questo perchè è spaventata, o perchè non ha fiducia ed è troppo presto.

 Vi racconto una storia comune a tante amiche: Simona (i nomi sono di fantasia), mia coetanea, esce con Andrea che conosce e che vede a lavoro, lui le chiede di vedersi per una pizza a casa, Simona accetta, ma mette le mani avanti e specifica con gentilezza che sarebbe solo un incontro di compagnia senza secondi fini. Semplicemente Simona voleva provare ad uscire dalla routine lavorativa e passare una serata in compagnia e farsi 4 chiacchiere in alternativa a passare la serata da sola.  Arriva a casa di Andrea verso le 20, senza trucco, ne vestiti particolari proprio a non voler dare nessunissime tipo di stimolo, si mangiano la pizza, chiacchierano senza troppo entusiasmo, alle 23 Simona leva le tende e ritorna a casa. Serata noiosa, ma diciamo che lo sforzo sociale  era stato fatto. Il giorno dopo Andrea messaggia nuovamente con Simona, dicendo che era a letto, di andare a casa sua che aveva una certa voglia, a parte il “vieni a casa” … chi cazzo sei per farmi correre a casa tua che il giorno prima me ne sono andata sbadigliando…  comunque Simona che è una ragazza gentile risponde semplicemente con : No! Ma ti stai rincoglionendo?  Ma niente, Andrea va dritto per la sua strada, come un caterpillar gigante, non vede, non sente, non esiste nulla se non il suo cazzo. E ricco di poesia le svela che ad un certo punto. Ieri sera, le avrebbe messo il … cosetto lì, e cosa avrebbe fatto in quel momento se fosse successo? Chiede a simona… A me da uomo fa un pò ridere, ma solo all’inizio… perchè 1) aveva messo le mani avanti, quindi già all’inizio non avevi possibilità, 2) la serata è stata noiosa e senza empatia… e tu mi arrivi a gamba tesa così dal nulla. Ovviamente Andrea è scemo e non lo sa, nemmeno una scimmia è così cretina, e pure la scimmia ha il moncherino tra le gambe. Spostiamo l’attenzione alla persona più importante della storia: Simona. Giustamente, un pò per ingenuità e intelligenza si arrabbia, la fase successiva è stata di pianto. Quello che Andrea ha fatto si chiama Violenza. Potrei definire questo aborto di uomo in milioni di sinonimi offensivi, ma di fatto è solo violenza e questo basta. E lui è solo un cazzo di caso. Ritengo che certe cose si possano ovviamente dire, quando c’è una complicità , un tipo di relazione condivisa, posso pure dire ti piscio in bocca che se è una cosa condivisa tra le persone è ovviamente affar loro, va benissimo, il confine si decide in due. Quante di voi dopo aver murato un tipo visto una sola volta, o sentito via social , vi ha mandato una foto del proprio pene? Come a dire: ok, ho provato a fare il carino, ma adesso facciamo sul serio, ti incanto con il mio pitone. Ma sei scemo? Siete malati cazzo. Io da uomo mi sento umiliato dalla categoria e capisco benissimo la diffidenza di molte ragazze.  Io e simona da ragazzi siamo stati insieme un pò di mesi, abbiamo un bel ricordo l’uno dell’altra che siamo rimasti amici, negli anni poi ci siamo rivisti, per parlare di noi, ridere insieme, è successo che ci siamo anche ribaciati due volte negli anni, si. Baciati. E basta. E ritorniamo a discorso di non forzare mai le cose, se si deve andare oltre lo sai, lo sai perchè ascolti te stesso che sa quello che vuole, ma ascolti sopratutto l’altra, e viceversa. Molte volte è successo anche il contrario, cioè che la donna era così sicura del fatto che se una donna vuole dartela tu ricambierai. E no! Non è così, un buco non vale l’altro. A volte si addita una persona che si presume abbia avuto molte relazioni con come una persona poco seria, e si da per scontato che si faccia chiunque, ma la realtà è che ci si sceglie, nel mio caso, per le mia esperienza, mi è capitato diverse volte di aver detto di no. Non sono mica un vibratore… Ma la seduzione, gli occhi, il contatto, il cuore che accelera, quella sensazione di caldo tra pelle e pelle e quella timida voglia di sfiorarsi, quella è un’altra storia, perchè è condivisa.


mercoledì 15 dicembre 2021

Trovare qualcuno che ti aspetta all’aeroporto


Saranno più di 2 anni che non parto in aereo, in genere sempre per lavoro e stavolta la prima a Torino, non per i parenti, non per vacanza, ma appunto per fare quello che adesso mi vien meglio. 
Verrà a prendermi Ally, una collega, cantante straordinaria e amica, un’amica per lo più a distanza, lei è di Torino. Secondo me è bellissimo trovare qualcuno in una città X che ha voglia di rivederti e che ti viene a prendere. Non sono una persona con un carattere prevedibile, ho più umori, a volte sono affettuoso, altre non ci sono, sono fatto così, chi mi conosce lo sa, prendere o lasciare, se ci prendiamo però, sarò con te debitore, perché capisco che per avere voglia di starmi ancora appresso sei ad un livello alto, di qualcosa che non mi spiego, ma sei nella mia top list anche se non te lo faccio sempre notare.
Qualche anno fa si riaffacciò l’ombra di uno stress molto pesante, un pò accarezzava il limite della depressione, una sensazione che mi accompagnò silenziosamente per qualche anno circa 20 anni fa, solo che lì non me ne resi conto, arrivò e annientò tutto dalla mia vista, ma non voglio parlare di questo adesso, lo farò in un’altra storia. Quindi qualche anno fa, nel mio umore bussò quella figura nera che avevo già incontrato, solo che in quel momento avvertii la sensazione, la sentii arrivare, mi spaventai un pò, avevo attacchi di pianto improvvisi, collassi di umore, voglia di urlare. Volevo stare solo, ma non dovevo stare solo. La mia fortuna è stata l’obbligo lavorativo, facevo concerti che mi portavano via per un po’ e mi facevano rivedere persone, l’obbligo della socialità in questo caso è stato un bene. Quando sei in uno stato simile hai una sensibilità disarmante, è come non avere la pelle e che qualsiasi cosa può ferirti, è come avere ustioni in tutto il corpo e l’unico modo per non sentire dolore è stare immobile, non respirare. Sei sempre pronto a esplodere. Siccome la prima volta l’ombra nera mi aveva inculato per bene, stavolta sfruttai la sensibilità per esprimere senza paura il mio malessere quando percepivo vicino una persona interessata a me, a volermi bene, glielo dicevo. Tra queste c’è stata Francy, che quando iniziai a parlare con molta naturalezza del fatto che non stessi bene, prima di un concerto in un locale, ricordo che mentre pronunciavo il malessere, i miei occhi iniziarono a gonfiarsi pronti ad esplodere, respirai, trattenni, e mi rilassai. Si preoccupò, cercandomi al telefono e facendomi capire che era lì. 

Un po’ mi odia, ho sempre il mio solito mood ci sono e non ci sono, ma sotto sotto mi vuole sempre un gran bene. Un’altra persona alla quale sento di dover molto di quel momento è stata Mary, siamo lontani anni luce, due mondi diversi, non le dissi molto, ma capì tanto che mi cercò spesso, fino ad invitarmi a casa sua la notte del 24 di dicembre, fu un gesto molto importante. 

Tutto questo per dire che non posso non amare le persone che mi amano "gratis", anche se sono schivo, dimentico di rispondere ai messaggi, pacco gli impegni, rispondo a monosillabi, o “non ti fai mai sentire”, ( io questo non lo posso spiegare), ma così, senza un apparente motivo, sapere che in molte città potrebbe esserci una Ally ad aspettarmi, una Francy o Mary a sostenermi senza pretendere risposte, riduce sicuramente la mia ombra, è lì, non va via , ma lo so e per il momento rimane piccola e va bene così, perché la posso sempre controllare.

Forse qualcosa di buono per meritarmi queste attenzioni l’ho fatta e non posso non ringraziare l'avere molte amiche donne che sono la carezza della vita. Almeno della mia.


martedì 13 aprile 2021

C'è stato un momento che ho pensato mi avresti baciata.

Potrei vantarmi di questa frase, ad un uomo, che non si ritiene bello, riempie l'ego o rinforza.

Ma sarà che non è la prima volta che me la dicono, sarà che l'incontro tra le persone è generato da diverse cose, sarà che mi piace stare attento e che non vivo solo di luce mia (se poi ha mai avuto senso questa frase). Dopo qualche volta che me la sento dire inizio a pensare a quella frase da dentro. 

Penso alle donne, che sono così belle nel loro essere, sopratutto nel loro inizio, dove l'uomo caccia e la donna è preda (finge). In un incontro tra persone per lo più normali, raramente la donna è preda, è un gioco, il più delle volte le piace far finta di essere preda. Parlo di quel momento iniziale, dove si esce, si parla, ci si odora, ci si tocca, assapora, ci si bacia, ci si lecca. Magari si fa sesso... forse ci avevi già pensato, però dirlo così pare brutto, e poi il bello dove stà? 

Ti senti dire “ non me l'aspettavo ci siamo visti oggi, non mi era mai capitato” e mi sento quasi in dovere di dire che è così anche per me, magari era la terza, la quinta, la settima volta che capitava alla prima uscita. E forse anche dall'altra parte era solo una giustificazione per difendersi dall'effetto “BOOM” di quel momento, perchè siamo tutti brave persone, persone pulite, siamo tutte persone uniche, ci piace crederlo o è così? Io non mi sento speciale, non lo sono per chiunque. Non lo voglio più essere, è faticoso, è stupido. Ma posso fare finta, dentro di me so a quale peso posso dare la vita, dare il respiro, dare i miei errori, sopratutto quelli. 

Però forse non voglio parlare di questo.

Forse vorrei spezzare una lancia in favore delle prime volte che non ti aspetti.

Perchè forse?

Mi piace conoscere persone nuove, quelle che mi sembrano interessanti. Può succedere a cena, mi piace mangiare mentre ci si incontra, bere del vino rosso, cascare nel tranello della bellezza e illusione del primo incontro, qualche volta incontro la stessa persona dentro più persone, altre vorrei incontrare la stessa persona in tutta quella gente. Ma non vorrei parlare neanche di questo adesso, forse più in là. 

Con l'esperienza ho imparato a conoscere e ad ascoltare le mie sensazioni, quindi mi rendo subito conto, o quasi, se chi ho davanti vorrei rivederla. In caso contrario cerco di non cedere alla tentazione del letto facile, sopratutto quando le aspettative e fragilità sono diverse e ben esposte. 

“Ho pensato mi avresti baciata”... 

Perchè? Perchè siamo stati bene un paio di ore? Perchè pensi che una serata con me debba essere così? Non sto facendo la morale, è un'analisi. Quando voglio fare sesso lo faccio capire. Quando ci si vuole baciare si sente. Si crea una sorta di tensione elettrica, un attimo di silenzio, un attimo di contatto, un momento di apnea. Per un momento sono sull'Apollo 13 senza gravità e mi batte il cuore forte e veloce che mi vergogno poi quando vengo abbracciato, perchè si sente. 

Quando vuoi fare sesso ti dimentichi del bacio, non ti rimane.


Sembra esagerato, ma voglio essere schietto: Quel punto dove due persone sentono di volersi baciare te lo ricordi? E intendo se mai hai sentito veramente che l'altro avesse la tua stessa voglia, quella voglia di quando avevi 15/19 anni che ancora te lo ricordi (facciamo degli anni 90/2000), dopo era come aver baciato un muro al peperoncino per ore e avevi le labbra come due wurstel. E si che te lo ricordi, quel momento dove ti sentivi il dio del bacio e che quello scambio di saliva e liquidi interni era la sensazione che ti faceva girare la testa fino al giorno dopo, che ancora sentivi il profumo della sua bocca sulla tua, l'odore del suo shampoo tra le dita, tra i vestiti... tra le gambe. 

“Ho pensato mi avresti baciata!” … No piccola, avresti voluti che ti baciassi... 

La verità è questa, ed è diversa. E sai perchè?

Perchè la maggior parte delle donne sogna. Sogna ininterrottamente... anche egoisticamente, ci mettono poco a farti passare per stronzo a quel punto, anche quando fanno la scena di quelle super free che potrebbero farsi chi vogliono, che tanto è il momento per divertirsi. No.

Le donne sognano... Non sono come gli uomini, e parlo sempre di maggioranze. 

Fingiamo entrambi i sessi, per motivi diversi, forse più cresciamo più fingiamo, forse più scopriamo noi stessi, i nostri difetti, che ci sembrano orribili, sfigati e che ci sono già sembrati inaccettabili, che ci sentiamo in dovere di fingere a noi stessi e agli altri. 

È la voglia di essere accettati che ci porta a fingere e a rigirare le impressioni. 

“credevo mi baciassi” … io non ne ho mai avuto intenzione:

avresti voluto ti baciassi, perchè hai voglia di un sogno, breve o no...